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Inestetismi
e cute
Cheloidi
Il trattamento delle cicatrici è sempre stato
oggetto di grande interesse da parte del chirurgo estetico.
La cicatrice può costituire, dal punto di vista estetico,
un inestetismo di differente entità, fino a divenire
un segno deturpante; mentre, dal punto di vista funzionale,
può persino portare a deficit corrispondenti ad un’invalidità
di diverso grado.
In corso di cicatrizzazione si possono determinare complicanze
che modificano o ritardano la guarigione: hanno influenza
negativa tutti i fenomeni biochimici e/o meccanici che
interferiscono con l’emostasi; analogamente condizioni
patologiche, quali il diabete o la sepsi, portano ad
una alterazione significativa dei processi cicatriziali.
Un problema di frequente riscontro in chirurgia plastica
è la comparsa di tessuto cicatriziale in eccesso che
porta alla formazione di cicatrici ipertrofiche e/o
cheloidi, ovvero di cicatrici a tendenza neoplastica
di natura benigna, dolenti e pruriginose, caratterizzate
da abbondante deposizione di collagene e glicoproteine
a livello del derma ad opera dei fibroblasti, debordanti
dai margini originari della ferita, che non regrediscono
col tempo. Tali formazioni insorgono, in individui predisposti,
a causa di un’anomala ed eccessiva risposta tissutale
dopo soluzione cutanea di continuo, superficiale o profonda,
o in seguito ad altri tipi di traumi cutanei.
I cheloidi si formano entro un anno dall’avvenuto trauma,
con maggiore frequenza fra la seconda e la terza decade
di vita, con recrudescenza dei sintomi e possibile aumento
di dimensioni in pubertà e gravidanza e regressione
in menopausa ed età senile.
A tutt’oggi non esiste una terapia specifica per trattare
in modo risolutivo questi disordini ‘ riparativi’, sebbene
affrontati con approcci sia medici che chirurgici: si
può solo cercare di correggere un brutto esito cicatriziale
e di sostituirlo con un segno più accettabile. Una volta
che, dal punto di vista chirurgico, una cicatrice si
ritiene totalmente stabilizzata ( questo avviene nel
momento in cui il chirurgo è in grado di affermare che
il processo di deposito del collagene e di rimaneggiamento
della struttura che ha riparato il difetto si è fermato
), molteplici sono le alternative di correzione di un
cheloide. Accanto ai capisaldi tradizionali quali la
compressione, l’infiltrazione con i cortisonici, i peelings,
gli approcci farmacologici (antireazionali) e biotecnologici
(laser, crioterapia, radiazioni ionizzanti), ci si può
avvalere della dermatoplastica, mediante la quale
è possibile asportare le cicatrici e risuturare i margini
con tecniche particolari.
Nel caso di aree cicatriziali estese è possibile utilizzare
gli espansori cutanei: protesi gonfiabili di
dimensioni diverse, le quali, inserite in qualsiasi
distretto corporeo, permettono di ri-espandere la superficie
cutanea con un migliore risultato estetico. Alcune cicatrici
possono essere trattate tramite lipofilling.
Altre possono essere levigate per renderle più simili
al tessuto circostante, mediante la dermoabrasione,
tecnica chirurgica dermatologica che, eseguita ambulatorialmente
in anestesia locale, consiste nell’eliminare meccanicamente
un certo spessore di epidermide con l’aiuto di uno strumento
abrasivo, rotante, lasciando una superficie liscia su
cui si verifica una nuova epitelizzazione. La principale
indicazione della dermoabrasione resta il trattamento
delle cicatrici depresse, trattasi sia di cicatrici
acneiche che da varicella, così come da herpes zoster
o da altre cause che portano a cicatrici profonde.
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