|
Terapia
chirurgica della calvizie |
|
|
|
"Si può essere un uomo d’affari
e pensare alla bellezza delle unghie"
- Puskin -
Cos’è l’alopecia androgenetica?
L’alopecia androgenetica (calvizie comune) è la più
frequente delle affezioni del cuoio capelluto. Più frequente
nell’uomo che nella donna i follicoli piliferi vanno incontro
ad una progressiva trasformazione (miniaturizzazione) che li rende
via via piccoli, superficiali tanto da cadere. Questa miniaturizzazione
è la conseguenza dell’effetto degli ormoni androgeni,
in particolare del deidrotestosterone, sul follicolo.
Non tutti i follicoli vengono coinvolti.
Infatti ci sono delle aree, come quella occipitale, più refrattarie
rispetto alla regione frontale e temporale a tali stimoli ormonali
e quindi destinate a mantenersi in funzione sino ad età avanzata..
Nell’uomo è caratterizzata da una progressiva recessione
dell’attaccatura dei capelli e da un progressivo diradamento
della zona del vertice.
La gravità dell’aloèpecia androgenetica maschile
si valuta utilizzando la scala di Hamilton che distingue 12 gradi
di calvizie in base alla estensione e localizzazione della malattia.
Nella donna interessa il vertice e la regione frontale senza recessione
della linea fronto temporale. La sua gravità è valutata
utilizzando la scala di Ludwig che distingue tre stadi di crescente
gravità.
Cos’ è il microautotrapianto follicolare?
E’ l’intervento più richiesto dal paziente e
più proposto dal chirurgo estetico per la terapia chirurgica
della calvizie.
Rappresenta la metodologia di approccio senza dubbio più
efficace nella risoluzione della alopecia androgenetica: un problema
di natura complessa e diffusamente sentito soprattutto nel genere
maschile, il cui 80% ne viene colpito nell´arco complessivo
della vita.
Il paziente che si rivolge al chirurgo plastico per ovviare alla
mancata presenza o al diradamento dei capelli, al di là della
problematica estetica, prova una sensazione generale di malessere,
che in alcuni casi si concreta in episodi occasionali di fobìa
e di ossessione con notevoli ripercussioni sulla propria vita di
relazione. In questa cornice psicologica piuttosto complessa, che
deve essere approfondita in sede preliminare al trattamento chirurgico,
va inserito il programma operatorio.
Trattandosi di un intervento di graduale rinfoltimento, questo richiede
più di una seduta, e la totale collaborazione del paziente
risulta indispensabile e contribuisce al successo finale.
La tecnica ha origine nei primi anni ´60: per circa trent´anni
si sono trapiantati piccoli segmenti circolari di cuoio capelluto
(isole) ciascuno contenente dagli 8 ai 12 bulbi prelevati dalla
regione posteriore del capo; questi venivano poi trapiantati nelle
zone glabre (calve) con un ottimo risultato funzionale, ma esteticamente
non piacevole (effetto a "ciuffo" o a "bambola").
Negli ultimi tempi si è avuto un´evoluzione ed un
affinamento della tecnica chirurgica, tesa ad offrire un esito più
naturale possibile: si dividono le isole di cuoio capelluto in "unità
monofollicolari", cioè microsegmenti di cuoio capelluto
contenenti uno o più bulbi (con un massimo di tre o quattro
bulbi), insieme alle strutture pilosebacee annesse, che vengono
reimpiantate nella zona desiderata.
|