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"Dilatazioni patologiche dei vasi periferici di piccolo calibro".
Così Von Graf definì nel 1807 le teleangectasie essenziali
degli arti inferiori.
Espressione di insufficienza venosa cronica, questi inestetismi
vascolari, detti più comunemente capillari, costituiscono
un danno significativo per la propria immagine, in quanto visibili
chiaramente ad occhio nudo o per la dilatazione di venule dovute
a difficoltoso drenaggio o per una maggiore ossigenazione del sangue
con aumentata compartecipazione arteriosa.
Dal punto di vista morfologico, le teleangectasie o microvarici,
dal colore rosso o blu, a seconda dei casi, possono essere lineari,
sinuose, arborizzate, a ventaglio, a “ragnatela”, a
“stella”, ecc… La loro topografia è assai
variabile per sede ed estensione, essendo normalmente più
diffuse alla coscia, sia medialmente che lateralmente.
Clinicamente le teleangectasie si distinguono in primitive o congenite,
secondarie ed essenziali o acquisite.
Le teleangectasie essenziali più comuni comprendono quelle
associate a stasi venosa, alla quale ultima deve essere rivolta
la terapia di base.
L’approccio al paziente deve verificare ed annotare alcuni
fattori predisponenti, quali l’età, l’assetto
ormonale (periodo mestruale, numero di gravidanze, uso di estroprogestinici),
la familiarità, l’obesità e le diete yo-yo,
l’attività fisica e la sedentarietà, l’esposizione
solare. Soprattutto si deve indagare su pregresse flebopatie.
Quando estese, le teleangectasie e le vene reticolari sequestrano
un volume ematico significativo con conseguente stasi venosa. Ne
consegue una vera sintomatologia che va dalla sensazione di affaticamento
muscolare, acuminato durante la prolungata stazione eretta o la
sedentarietà, al dolore e al senso di bruciore localizzato
o diffuso particolarmente evidente in climi caldi o caldo-umidi
stagionali o ambientali. A volte si manifesta un formicolio, un
intorpidimento.
Spesso la sintomatologia è alleviata dalla posizione di scarico
degli arti, ossia in sopraelevazione, e dall’uso dell’elastocompressione.
Quest’ultima si prefigge due scopi:
1 - innalzare la pressione interstiziale per controbilanciare l’incremento
della pressione veno-linfatica e capillare;
2 – migliorare il ritorno venoso, aumentando la compressione
estrinseca sulla rete venosa. La compressione viene effettuata con
calza elastica che, nella corretta classe di compressione, trova
spazio nella prevenzione e come terapia di mantenimento a lungo
termine dell’insufficienza veno-linfatica.
Alcune teleangectasie poi possono definirsi periodiche, comparendo
durante la gravidanza per poi attenuarsi, anche se non radicalmente,
a distanza dal parto; altre si accentuano con l’uso di estroprogestinici
o durante il ciclo mestruale. Una sottocategoria a sé stante
comprende le teleangectasie secondarie a scleroterapia e a intervento
di safenectomia.
All’esame obiettivo deve seguire un’attenta valutazione
diagnostica non invasiva per individuare ogni fonte di reflusso
e di afferenza.
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